Mostra "21.03.2016 Tornare Partire Tornare 21.03.2018" - Associazione One bridge to Idomeni

Mostra
  dal 23/01/19 al 24/02/19
Da mercoledì 23 gennaio a domenica 24 febbraio in Biblioteca Frinzi sarà esposta la mostra/installazione "21.3.2016 Tornare Partire Tornare 21.3.2018", ad ingresso libero e gratuito nei giorni e orari di apertura della biblioteca.

L'esposizione, promossa da Emanuela Gamberoni, docente di Geografia di Ateneo, è a cura dell'Associazione One Bridge To Idomeni, che così si presenta:

 
“One Bridge to Idomeni” è una associazione di volontariato senza scopo di lucro, nata inizialmente per portare aiuti umanitari nell’accampamento informale di Idomeni, presso il confine greco-macedone.

Il progetto ha conseguito i suoi primi passi proprio nel marzo di due anni fa, quando cinque volontari veronesi sono partiti per la rotta di Idomeni. Da qui, la scelta del nome “One Bridge”: da quel fine marzo, infatti, un ponte è stato creato. Un ponte che, nella direzione dell’andare, porta aiuto e sostegno ai migranti in situazioni di emergenza, dall’altra percorre all’indietro quello stesso ponte, ritornando e riportando con sé le testimonianze dirette dei volontari, per essere attori e costruttori di un progetto di sensibilizzazione sulla tematica dei diritti umani. In seguito, grazie alla straordinaria risposta ricevuta dai nostri concittadini e da parte di altre associazioni veronesi e non, che hanno aderito ed accolto la nostra iniziativa, “One Bridge to Idomeni” ha potuto sviluppare un aiuto constante ed efficace lungo la rotta balcanica.

Ad oggi, i progetti della associazione sono molteplici: dopo essere stati presenti nei campi governativi di Serbia e Grecia, ora lavoriamo in Bosnia, a Sarajevo, e nella nostra città, Verona. In questi ultimi due anni, il progetto - formalizzatosi come Onlus - ha continuato a crescere attraverso testimonianze nelle scuole, articoli, mostre fotografiche, proiezioni e serate informative. Tutto ciò è stato reso possibile in primis grazie al supporto della popolazione veronese che, partecipando in prima persona, ha contribuito all’efficacia del ponte instaurato e ci spinge, ad oggi, a proseguire il nostro lavoro.

Per le motivazioni sopra riportate, a due anni dalla data della nostra prima missione, ossia il 21 marzo, abbiamo creato la mostra “21.03.2016 Tornare Partire Tornare 21.03.2018”.
La mostra si articola come installazione di testimonianze e foto delle varie missioni tenutesi, in questi due anni, dalla Onlus sulla rotta balcanica. Il tema della mostra è, appunto, la testimonianza. L'effetto voluto è quello per cui il visitatore si ritrovi dentro ad un circolo senza inizio né fine, un flusso costante di immagini e testo. La mostra raccoglie il lavoro dell’associazione attraverso i suoi quattro progetti: Grecia (verde chiaro), Serbia (rosso), Gorizia (nero), Verona (verde scuro). Il filo bianco, che sta più in alto e non porta niente, rappresenta una mancanza: la parola migrante, che non è stata pienamente presente in questi primi due anni. Una mancanza che sentiamo e che, per questo, abbiamo deciso di rendere visibile. Una mancanza che, ci auguriamo, possa essere sempre più colmata.

Accanto alla mostra, abbiamo ideato un progetto editoriale chiamato “Tracce”. Presenta al suo interno, oltre ai ringraziamenti dell’associazione, un diario con un’antologia delle testimonianze dei primi due anni di aiuti e una raccolta di foto donateci da fotoreporter di fama nazionale. La tiratura della prima edizione è limitata a 200 copie, come 200 sono i volontari che sono partiti con noi, dal 21 marzo 2016, lungo la rotta balcanica.

Il progetto mira a sensibilizzare la cittadinanza veronese sul tema della migrazione e in particolare sull'aiuto portato dall'Onlus lungo le rotte migratorie: un aiuto che non ha niente a che vedere con la generosità o con il buonismo, ma che riguarda il compito che “One Bridge to Idomeni” si è data, un compito con due direttrici, tra loro inscindibili: portare aiuti lungo la rotta migratoria dei Balcani e raccogliere le testimonianze dei volontari una volta tornati a casa. Per fuggire l’assistenzialismo di un certo aiuto nei contesti d’emergenza, le due azioni si implicano, da un lato, portando aiuti e impegnandosi nel costruire, là sui confini europei, una comunità ed uno stato di diritto valido anche per i migranti che ne sono esclusi, in quanto elementi esterni alle nazioni e alla cittadinanza; dall’altro, riportando in città la testimonianza: chi torna porta i desideri, le parole e le sofferenze di chi è costretto a vivere nei campi.
L’azione della testimonianza porta quindi i volontari tornati dalla rotta ad impegnarsi affinché quelle nude vite, quegli individui che ha conosciuto, possano divenire persone come egli stesso. Una matrice comune di queste due direttrici è ora riconoscibile: non trattiamo di gentilezza o compassione, ma promuoviamo un’azione: tentiamo di applicare nella realtà la “Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo”.

 

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