Eredità del paradosso greco nel Rinascimento

Data inizio
1 ottobre 2017
Durata (mesi) 
12
Dipartimenti
Culture e Civiltà
Responsabili (o referenti locali)
Avezzu' Guido
Parole chiave
Paradosso; cultura greca; cultura romana; Rinascimento

Il paradosso, procedimento discorsivo finalizzato a svelare, sotto la contraddizione, un più profondo ordine delle cose, ha una lunga tradizione nella cultura greca, a partire dall’età arcaica. Esso viene però adottato anche come procedimento argomentativo nella Sofistica. L’oratoria politica e quella giudiziaria offrono casi paradigmatici di ricorso al paradosso come strumento di persuasione; potremmo definire questo come un ‘primo livello’, praticato su una scala estremamente ampia, cui si contrappone il livello più alto, che potremmo dire filosofico: quello del paradosso come processo di disvelamento di ciò che il linguaggio nasconde. Non sorprende che fra i primi interessi del nascente Umanesimo figuri l’Oratio de Troia non capta di Dione Crisostomo, riscrittura paradossale di tutta la storia antica; né che, inThe Arte of English Poesie(1589) George Puttenham chiami ingegnosamente la figura del paradosso “the Wonderer”. Non era il primo né fu l’ultimo a collegarla con il potere dell’immaginazione poetica. L’implicazione era che, come notoriamente sostenuto da Cicerone, ciò che produce meraviglia contraddice l’opinione comune (“Quae quia sunt admirabilia contraque opinionem omnium”, Paradoxa Stoicorum) e quindi si associa alla creazione artistica. Anche John Florio avrebbe notato che il paradosso è una “marvellous, wonderfull and strange thing to hear, and uncertain to the common received opinion” (A World of Words, 1598), e Henry Peacham che il suo impiego si giustifica “when the thing which is to be taught is new, straunge, incredible, and repugnant to the opinion of the hearer”, sicché i vecchi e viaggiatori sono coloro che usano al meglio il paradosso, essendo rispettivamente i “messengers of old times” and gli “Ambassadors of farre places” (The Garden of Eloquence, 1593).
In epoca rinascimentale, il paradosso diviene appunto la cifra della meraviglia di un’intera epoca di fronte al ‘nuovo’, sia che quel ‘nuovo’ implichi la scoperta dell’antichità, sia di luoghi fino ad allora inimmaginati e inimmaginabili. Figura retorica, ma anche genere letterario, si diffonde in modo epidemico, esprimendo l’urgenza di interrogare il passato e la tradizione antica, al tempo stesso, articolando nuove domande su inediti percorsi del pensiero e della conoscenza.
Nell'ambito del progetto si mira ad avviare la realizzazione di un archivio digitale dedicato alla ricezione della pradossografia classica nel Rinascimento: CEMP – Classical and Early Modern Paradoxes.
 

Enti finanziatori:

Finanziamento: assegnato e gestito dal Dipartimento

Partecipanti al progetto

Guido Avezzu'
Aree di ricerca coinvolte dal progetto
Storia e Antropologia
Cultural heritage, cultural identities and memories

Allegati

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Attività

Strutture

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