Se le varie edizioni dell’Institutio oratoria di Quintiliano che si sono succedutenell’ultimo secolo e mezzo, a partire da quella ancora utile di Karl Halm, ci forniscono un testo in generale attendibile,nhj l’esegesi di un testo così rilevante sotto molteplici aspetti presenta ancora incredibili lacune. Manca ancora, e per ragioni facilmente intuibili, un commento moderno all’intera Institutio; per cui si è spesso costretti a ricorrere alle pagine ormai invecchiate dello Spalding. Quanto ai commenti scientifici ai singoli libri, ne vediamo commentati solo meno della metà: il libro I da Colson, oltre che parzialmente, come si è detto, da Ax; il libro II dal già citato volume di Reinhartd e Winterbottom; il III da Adamietz; il X da Peterson e il XII da Austin. Ci si trova inoltre di fronte a una situazione piuttosto singolare: perché i due primi libri e l’ultimo fungono da cornice alla trattazione vera e propria dell’ars retorica; mentre il libro X, se continua la trattazione dell’elocutio, lo fa da una prospettiva diversa: non più una trattazione tecnica e sistematica dello stile, ma raccomandazioni su come lo studente debba acquisire la “facilità espressiva” attraverso la lettura, l’imitazione e la scrittura; cosicché esso appare destinato all’allievo che ha già completato il suo percorso formativo di base. E così il III rimane l’unico libro dedicato alla tecnica retorica vera e propria che abbia un suo particolare commento. Insomma, il risultato, un po’ paradossale, a cui volevo arrivare è che la parte precettistica dell’Institutio è quasi del tutto priva di commenti, terreno vergine in attesa d’essere dissodato da qualche cireneo: categoria nella quale intendo inscrivere me stesso e il prof. Lucio Cristante, dell’Università di Trieste, in quanto ci siamo presi l’impegno, tutt’altro che semplice, di preparare un commento al libro IX, dedicato alle figure e alla compositio.
Spesa prevista per missioni: euro 4000.