LIMEN si propone di indagare le strategie e le forme specifiche che il modo fantastico assume all’interno delle arti dello spettacolo, sia in riferimento alle performing arts (teatro, danza, opera lirica) nei secoli XIX-XXI, che ai linguaggi audiovisivi (cinema, televisione, videoarte), nonché a più recenti forme espressive di carattere intermediale.
L’obiettivo fondamentale e generale della ricerca è verificare quanto e come quel tipo di fantastico “moderno” già ampiamente codificato dalla critica letteraria in riferimento a un orientamento della narrativa nato all’inizio dell’Ottocento in opposizione al “fiabesco” e al “meraviglioso”, abbia trovato realizzazione nel teatro, nel cinema e negli altri linguaggi dello spettacolo. Per quanto riguarda le arti performative dal vivo si tratta principalmente di sviluppare un indirizzo di studi avviato solo di recente e con ancora scarsa sistematicità. In relazione al cinema, si cercherà innanzitutto di rendere meno vaga e onnicomprensiva di quanto finora non si sia fatto la nozione di fantastico, distinguendola, in quantomodo obliquo e trasversale, dai generi della fantascienza, del fantasy, dell’horror soprannaturale.
Non si potranno tuttavia trascurare le zone di intersezione, le parentele tematiche, i comuni sfondi archetipici che con tali generi il modo fantastico in parte condivide. In tal senso, all’interno delle arti dello spettacolo, il confine tra il “meraviglioso” e il “fantastico” può essere certamente tracciato, ma in modo probabilmente meno netto e più problematico di quanto non si sia riusciti a fare in ambito letterario (forse anche qui in modo in parte arbitrario). Per questo motivo, la riflessione critica ed estetica sul fantastico spettacolare potrà riflettersi almeno in parte su alcune categorie della critica letteraria, rimettendone fecondamente in discussione alcune certezze.
Oggetto privilegiato d’indagine saranno comunque quelle opere o quelle performance che, più che rivelare scopertamente la presenza del soprannaturale o del mostruoso, si collocano su un limen, una soglia, muovendosi in un destabilizzante territorio di confine tra possibile e impossibile, dove i paradigmi di realtà, così come le certezze identitarie, sono messi in discussione, consentendo l’accesso alla dimensione dell’insolito e del perturbante. In tale prospettiva il fantastico non si presenta come modalità di intrattenimento ed evasione in mondi immaginari, ma come costante rispecchiamento metaforico delle nostre angosce e paure ancestrali e del loro continuo rimodellamento in risposta agli eventi storici e alle mutazioni antropologiche.