Recenti fenomeni di riassetto delle economie locali: delocalizzazione della produzione e competitività del territorio (continuazione, anno 2003)

Data inizio
1 ottobre 2003
Durata (mesi) 
24
Dipartimenti
Scienze Economiche
Responsabili (o referenti locali)
Savi Paola

L’attuale scenario economico nazionale e internazionale è caratterizzato da profondi mutamenti che, nella sostanza, si possono far risalire al processo di globalizzazione dei mercati, alla variabilità e segmentazione della domanda e all'introduzione delle nuove tecnologie di comunicazione e di trattamento delle informazioni. La "nuova economia" porta a dei cambiamenti radicali nel modo di produrre e di lavorare e accentua ulteriormente il processo di deverticalizzazione dell'organizzazione d'impresa già in atto da tempo. Il modello dell’integrazione verticale, che sfruttava i vantaggi legati alle economie di scala, è andato infatti evolvendosi verso strutture organizzative deverticalizzate e flessibili, le quali sono riconducibili ad almeno due tipologie principali: l’impresa-rete e le reti di imprese.
La caduta delle barriere alla mobilità dei capitali e degli investimenti, che caratterizza l’attuale fase di globalizzazione dell’economia, ha allargato il raggio geografico di queste relazioni di rete, le quali si estendono ormai su uno spazio tendenzialmente mondiale. La rivoluzione informatica e telematica, d’altra parte, ha allentato i vincoli frapposti dalla distanza fisica, consentendo la separazione geografica dei diversi segmenti del ciclo produttivo: soggetti economici localizzati in punti diversi e lontani dello spazio possono infatti interagire in tempo reale, scambiandosi ordini, informazioni e dati. La stessa dimensione temporale tende a comprimersi: le transazioni economiche avvengono in tempo reale; prodotti, componenti, semilavorati, grazie agli sviluppi organizzativi e tecnologici dei trasporti (si pensi al just in time), arrivano a destinazione in tempi sempre più rapidi. In questo scenario le imprese appaiono sempre più svincolate nelle loro scelte localizzative rispetto al territorio: possono investire, stipulare contratti di subfornitura, stringere alleanze su uno spazio tendenzialmente globale.
Uno degli effetti più evidenti di questi fenomeni è la tendenza crescente alla delocalizzazione produttiva dei segmenti più standardizzati del ciclo produttivo nei PVS (Sud-Est asiatico ed Est Europa) che offrono alle imprese dei paesi occidentali diversi vantaggi: oltre alla disponibilità di forza lavoro a basso costo e in grado di svolgere lavorazioni industriali, esenzioni fiscali e incentivi di vario genere, legislazioni ambientali meno rigide, accesso a mercati e materie prime locali, possibilità di costituire joint-ventures e di rilevare quote azionarie o l’intera proprietà di aziende di Stato privatizzate. Le strategie di delocalizzazione, inizialmente perseguite dalle grandi transnazionali, tendono a diffondersi anche tra le imprese di media e piccola dimensione, radicate in contesti locali di forte industrializzazione. E’ il caso di molte PMI venete, soprattutto operanti in comparti industriali maturi come il tessile, l’abbigliamento e le calzature, le quali delocalizzano nei paesi dell’Est Europa (Romania, ex Jugoslavia, Repubbliche Baltiche, Repubblica Ceca) le fasi di lavorazione più standardizzate, ricorrendo prevalentemente alle formule della subfornitura e del traffico di perfezionamento passivo.
Se le PMI sono inserite in realtà distrettuali, ciò diventa particolarmente rilevante perché può comportare delle trasformazioni nell’organizzazione e nel sistema di relazioni dei distretti industriali, i quali non sono più autocontenuti come in passato, quando acquistavano dall’esterno solo materie prime, ma entrano nelle nuove reti di divisione internazionale del lavoro.
La ricerca si propone di analizzare come un sistema produttivo locale quale quello veneto si sta adattando alle trasformazioni sopra descritte, mettendone in evidenza alcuni punti di forza e di debolezza, al fine di individuare alcune indicazioni di policy per i soggetti locali.

L’ipotesi di partenza è che oggi il vantaggio competitivo dei sistemi produttivi locali consista non tanto nel produrre beni materiali, quanto piuttosto nel gestire i flussi informativi e le conoscenze e nel trattenere in loco le fasi strategiche del ciclo produttivo: le fasi di ideazione/progettazione, produzione tecnologica, logistica, marketing, distribuzione. Solo se i sistemi locali sapranno riposizionarsi nella catena del valore, rinunciando ad arroccarsi su posizioni difensive, gli svantaggi della globalizzazione potranno trasformarsi in occasioni di sviluppo.

Enti finanziatori:

Finanziamento: assegnato e gestito dal Dipartimento

Partecipanti al progetto

Paola Savi
Professore associato

Collaboratori esterni

Emanuela Bullado
univr cultore della materia

Attività

Strutture

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