Partendo dal metodo di indagine della pragmatica della comunicazione, verrà privilegiato l’esame non del comportamento (linguistico e non linguistico) di un singolo personaggio, ma del rapporto fra discorsi ed azioni di due o più interagenti e in tale ottica verranno analizzate varie interazioni tratte dalle opere di Terenzio, Ovidio, Seneca retore, Seneca tragico e Seneca filosofo, al fine di approfondire i vari aspetti delle strategie artistiche adottate dai rispettivi autori. Nel dialogo in situazione e nella sua mimesi, più o meno verisimile, presente nel testo letterario, l’interesse degli interlocutori, mentre si scambiano informazioni, cioè messaggi a livello di contenuto, è concentrato sullo scambio di modalità relazionali: essi valutano, ad es., quale sia l’immagine che il partner tenda a dare di sé, dell’altro e della relazione fra loro, e se queste immagini coincidano con le proprie. In caso contrario, si scatena fra i due interlocutori un conflitto, più o meno esplicito, in cui ciascuno cerca di imporre all’altro l’immagine che ha di sé e del partner e la propria definizione della relazione intercorrente fra loro. Si appurerà anche se l’autore strutturi un equilibrio, una correlazione fra i comportamenti che assumono due personaggi quando interagiscono fra loro. Verrà inoltre esaminata la qualità del modello di relazione e di comportamento, cioè il suo carattere innovativo o conservativo rispetto alle norme del codice antropologico. L’applicazione della pragmatica della comunicazione non esclude, anzi richiede l’ausilio delle metodologie tradizionali (analisi filologica, linguistica-grammaticale, stilistica-retorica, storico letteraria, etc.). Si tratta di un metodo nuovo, inaugurato, in ambito psicologico ed epistemologico, dal libro di P. Watzlawick, J. Helmick Beavin, D.D. Jackson, Pragmatica della comunicazione umana. Studio dei modelli interattivi, delle patologie e dei paradossi, trad. it., Roma 1971 (New York 1967), ma già applicato ad altri testi antichi, fra cui quello terenziano (L. Ricottilli, Lettura pragmatica del finale degli Adelphoe, “Dioniso” , Annali della Fondazione Inda, 2, 2003, pp. 60-83 ) e quello virgiliano (L. Ricottilli, Gesto e parola nell’ Eneide, Bologna 2000, pp. 1-246), e compatibile con le teorie grammaticali e retoriche degli antichi.