La definizione dell’immagine di sé prodotta dalla cultura europea all’alba della modernità opera attraverso una serie di distinzioni, esclusioni di gruppi, in parte marginalizzati nell’atto stesso di compiere questa operazione di invenzione di una identità. Quanto è percepito come liminare si sovrappone a stereotipi già classici dell’esagerato e incontrollato, anche nella postura e nel movimento. 1. È soprattutto l’incisione tedesca del Cinquecento – presto seguita da capolavori della pittura fiamminga, con l’opera di Bruegel – che nasce il luogo comune di rappresentare visivamente scene di ballo contadino. La critica ha contrapposto diverse chiavi di lettura, ipotizzandovi anche una certa idealizzazione utopica della campagna e dei suoi abitanti. Rimane il fatto che domina frequente l’associazione figurativa con attività oggetto di chiara riprovazione morale: gli eccessi del mangiare, del bere, del sesso. 2. Da dove viene l’associazione culturale del nero con la musica e il ballo, come se si trattasse di attributi essenziali? All’epoca delle scoperte, gli scrittori europei registrano con frequenza la tendenza di nativi di varie latitudini a cantare, suonare e danzare. Le connotazioni di queste registrazioni sono varie: si spazia dall’associazione con riti cannibaleschi e demoniaci, all’apprezzamento del vigore fisico o delle qualità estetiche che vi si esprimevano. Nello specifico delle popolazioni africane con cui gli europei entrano in contatto nel continente nero (ma che a seguito della tratta trasporteranno in America anche questi loro tratti culturali e i modi in cui venivano percepiti), il motivo (che mostra chiari precedenti già nella rappresentazione che del nero subsahariano tendeva a proporre la cultura araba medievale) è legato all’immagine culturale di un popolo concepito come naturalmente incline all’ozio e al passatempo. 3. Il ballo delle streghe al sabba è tema ben noto, ma su cui raramente i processi si dilungavano, entrando in dettagli. Il progetto svilupperà quello che possiamo ricavare dalle eccezioni, come pure i connotati dell’iconografia. Ma seguirà anche l’intreccio dell’immagine del ballo delle streghe con una serie di altri temi e testi: le corrispondenze con i rituali carnevaleschi d’inversione, l’emergere di un’ossessione per il diabolico anche nei discorsi morali relativi alla danza fuori dal contesto demonologico. La conclusione tirererà sommariamente le fila da questi tre scenari diversi, suggerendo i termini in cui hanno contribuito alla costruzione di una rappresentazione (anche scenica, e comunque nell’immaginario collettivo europeo) del diverso, in cui la danza ha giocato un ruolo non indifferente.