Negli ultimi anni è stata riservata una crescente attenzione al fenomeno della letteratura clandestina. I testi “philosophiques”, soprattutto nelle loro varianti di carattere erotico o pornografico sono stati al centro di un considerevole numero di lavori (quali quelli di Darnton, Mori, Canziani, Moureaeu, Mothu, McKenna etc.), a livello europeo e soprattutto francese, che ne hanno preso in esame le caratteristiche e i modi di diffusione. La maggior parte di questi studi riguarda il Settecento, un periodo di indubbia esplosione del fenomeno ma che certamente non lo esaurisce, e si concentra quasi esclusivamente sui testi, lasciando in secondo piano i lettori e stabilendo implicitamente la necessità di una risposta univoca ai testi anche da parte di lettori disomogenei dal punto di vista culturale e sociale.
Scopo di questo progetto è l’analisi della diffusione, della ricezione e soprattutto della traduzione in discorsi eterodossi della letteratura clandestina in alcune realtà venete e toscane, identificate come omogenee e per questo in grado di fornire un ampio quadro sia in un’ottica comparativa, sia in relazione ai rapporti e ai contatti che legarono queste realtà, coi loro movimenti e scambi di uomini, libri e idee. Le capitali, Venezia e Firenze, saranno analizzate congiuntamente a Padova e Pisa, centri universitari molto diversi ma caratterizzati da grande vivacità intellettuale. E, per il caso toscano, sarà fondamentale prestare attenzione a Livorno, importantissimo serbatoio di idee eterodosse e centro di entrata e smistamento di persone e materiale proibito. La scansione cronologica scelta (metà Cinquecento – metà Seicento) risponde sia alla necessità di utilizzare fonti adeguate (quelle inquisitoriali in primo luogo) sia di illuminare un periodo (la seconda metà del Cinquecento soprattutto) ancora poco studiato da questo punto di vista.