PROBLEMI DI MANIERISMO LAGUNARE: DA ANDREA SCHIAVONE A EL GRECO

Data inizio
1 gennaio 2014
Durata (mesi) 
24
Dipartimenti
Culture e Civiltà
Responsabili (o referenti locali)
Dal Pozzolo Enrico

La ricerca si propone di apportare nuove conoscenze all’arte di Andrea Meldolla detto Schiavone (Zara, 1510-15 – Venezia, 1563), un pittore dalmata protagonista del manierismo veneziano accanto a Tiziano, Tintoretto, Bassano, Veronese ed El Greco, evidenziando l’importanza, mai finora rilevata, che il suo esempio ebbe per quest’ultimo. Fin dai suoi esordi l’arte di Andrea Meldolla detto Schiavone (Zara, 1510-15 – Venezia, 1563) spaccò l’opinione pubblica veneziana per il suo clamoroso grado di anticonformismo. Quando nel 1548 Paolo Pino e Pietro Aretino riferiscono della sua produzione lo fanno richiamando antiteticamente una peculiarità riconosciuta e una diversità linguistica. Il primo – nel suo Dialogo di pittura - mette in bocca a Fabio, antesignano della supremazia della scuola toscana, una definizione intrisa di disprezzo (“è parte degna d’infamia”) nei confronti di “quest’empiastrar” che non aderisce al vero, “non facendo, ma di lontano accennando quello, che fa il vivo”. Di diverso tenore è il commento riservatogli da Aretino, che in una lettera dell’aprile dello stesso anno si lamenta con Andrea di non vederlo più come un tempo, per quanto presso “il mirabile Tiziano io ho sempre laudato la prestezza saputa del vostro fare intelligente”, e ricordandogli che il cadorino “si è talora stupito de la pratica che dimostrate nel trare giuso le bozze de le istorie, sì bene intese e sì bene composte che, se la fretta del farle si convertisse ne la diligenza del finirle, anche voi confermereste il mio ricordo per ottimo”. Raffinatissimo disegnatore e prolifico incisore, partito dai modelli di Parmigianino, di cui copiò alcune ideazioni, fu da subito molto apprezzato da Giorgio Vasari che nel 1540 gli commissionò – ed è cosa che stupisce, data la scarsa considerazione che dimostrò per i suoi colleghi lagunari – una Battaglia tra Carlo V e il Barbarossa che poi donò a Ottaviano de’ Medici, e che nelle Vite dichiarò, brevemente, di vedere incarnata in lui “una certa pratica che s’usa a Vinezia, di macchie o vero bozze, senza esser finita punto”. Nel Seicento tale formula stilistica sarà indicata dal massimo critico locale, Marco Boschini, come all’origine del manierismo lagunare: “Oh machie senza Machia, anzi splendori, Che luse più de qual se sia lumiera! La xe dela stagion de Primavera Dela Pitura i più odorosi fiori”. Va da sé che all’apprezzamento critico corrispondeva anche quello mercantile e collezionistico, per cui tra ‘500 e ‘600 i prodotti di Schiavone furono tra i più ricercati fra quelli dei capiscuola veneziani del XVI secolo: ne è prova l’altissimo numero di suoi autografi raccolti dal massimo collezionista europeo di età barocca, l’arciduca Leopoldo Guglielmo d’Asburgo, oggi al Kunsthistorisches Museum di Vienna. La sua ricerca artistica fu solitaria, antiaccademica, per certi aspetti ribelle, e il suo ruolo di antesignano nella definizione di uno stile sintetico nuovo - di tocco, a tratti quasi ‘informale’ - condizionò non solo Tiziano ma lo stesso Tintoretto, con il quale procedette in un tandem in cui è molto probabile, se non certo, che il primato spetti proprio al più anziano Meldolla: infatti nella Breve instruzione Marco Boschini ricorda “per cosa certa (come dalla bocca di Dominico Tintoretto mi fu detto e acertato), che il padre suo Giacomo Tintoretto teneva avanti di sé, come per esemplare, un quadro di questo Auttore per impressionarsi di quel gran Carattere di Colorito, così forzuto e pronto”. Pure El Greco, giunto a Venezia subito dopo la morte di Schiavone, si entusiasmò per l’audacia delle sue libertà formali, copiandone alcune stampe e staccandosi anche grazie al suo esempio – e non solo a quello di Tiziano e Tintoretto, come s’è sempre affermato – dagli iconici modelli ‘bizantini’ della scuola “veneto-cretese” in cui s’era formato. Ma se del Theotocopoulos s’è sempre rilevata l’importanza nello snodo ottocentesco nel passaggio verso la pittura “contemporanea” – centrato sul debito che lo stesso Cezanne dichiarò nei suoi confronti (e lo enfatizza oggi la grande mostra su El Greco und die Moderne che si svolge al Kunstpalast di Dusseldorf) – il ruolo decisivo giocato da Schiavone in questa partita è ancora da definirsi. Dopo la monografia di Richardson sono emerse moltissime e sostanziali novità su Schiavone che consentono di inquadrarne meglio la singolare grandezza. Un periodo di studio in Croazia e uno a Creta (2014) consentiranno di recuperare materiali inediti sui due artisti, che verranno rielaborati nel corso del 2015. Obiettivi: Il progetto si propone di riabilitare la figura fino ad oggi abbastanza misconosciuta di Andrea Schiavone, anche in rapporto agli sviluppi del manierismo europeo. I materiali verranno utilizzati per la preparazione di una mostra a Venezia (ottobre 2015-gennaio 2016) e per vari articoli specialistici. .

Enti finanziatori:

Finanziamento: assegnato e gestito dal Dipartimento

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