- Autori:
-
Canella, Leonardo
- Titolo:
-
L'informale di Giuseppe Ferrari, Maria Petroni e Andrea Raccagni
- Anno:
-
2009
- Tipologia prodotto:
-
Doctoral Thesis
- Tipologia ANVUR:
- Altro
- Lingua:
-
Italiano
- Parole chiave:
-
Giuseppe Ferrari; Maria Petroni; Andrea Raccagni
- Abstract (italiano):
- Questa tesi è divisa in due parti, una a carattere metodologico e una a
carattere applicativo.
La metodologia a cui faccio riferimento è quella che ho ricevuto da Renato
Barilli (1935) a partire dall’anno accademico 1990-1991, quando mi iscrissi a
un corso dedicato al pittore inglese William Turner presso l’Università di
Bologna.
E allora: cosa sono la fenomenologia degli stili e la culturologia o scienza
della cultura, i due cavalli di battaglia di Barilli nell’approccio allo studio della
Storia dell’arte e della cultura in generale? O diciamo meglio: come esse
nascono? Qui infatti sta uno dei tratti peculiari della mia ricerca, la
convinzione che l’Informale, il movimento artistico internazionale degli anni
Quaranta e Cinquanta, ‘partorisca’ la metodologia a cui Barilli, che è stato
anche pittore informale, si ispira.
Cosa significa questo? Prima di tutto il rifiuto del nesso causa-effetto
tipico dell’arte e della critica moderna (per modernità intendo il plesso
storico 1450-1789), la prima simboleggiata dalla prospettiva albertiana e dal
naturalismo (inteso come rappresentazione mimetico speculare), la seconda
dalla filologia di matrice positivista.
Ecco così entrare in campo Francesco Arcangeli (1915-1974), uno dei
maestri di Barilli, per quanto non per discendenza diretta. Arcangeli intuisce
progressivamente, grazie all’opera di alcuni artisti a cui si lega tra cui spicca
Pompilio Mandelli, che è ora di passare da una Storia dell’arte quantitativa
a una storia dell’arte qualitativa: dalla filologia di Longhi all’individuazione di
’tramandi’, nuclei di una tradizione artistica non codificata. A livello stilistico,
questo comporta l’abbandono all’interno dell’opera di uno spazio misurabile,
spezzettabile quale quello del naturalismo occidentale, a favore di uno spazio
fluido, aperto, prodotto in buona parte dal caso.
Insomma, Arcangeli comincia a bombardare - grazie anche a una
predisposizione personale, un disturbo psichiatrico bipolare su cui mi
soffermo - il nesso causa/effetto cardine della lettura positivista/illuminista
dell’opera d’arte del suo maestro Roberto Longhi. Barilli ha la fortuna di
assistere a questo esperimento. Bologna, in quel momento storico, è
veramente ‘l’ombelico’ della storiografica artistica italiana. Nel capoluogo
emiliano si crea infatti una situazione per molti aspetti analoga a quella
avutasi pochi anni prima nel deserto texano di Los Alamos con l’esplosione
della prima bomba atomica: un’enorme energia viene sprigionata dalla
fissione dell’atomo di uranio. Arcangeli, analogamente, bombarda i legami
statici che il suo maestro incarna (anche sul piano morale, politico e di
pensiero in generale; vengono cioè superati i confini della Storia dell‘arte in
senso stretto). Il giovane Barilli assiste entusiasta a quell’evento e ne capisce
tutte le potenzialità, con l’abbandono dell’estetica neoidealista/crociana
imperante allora in Italia. La mia tesi è così anche il tentativo di storicizzare,
per la prima volta, la figura di Renato Barilli, sentita come ancora scomoda
all’interno della cultura italiana, accademica e no; lo dimostra indirettamente
la reazione chiusa e ostile ricevuta dal mio lavoro in sede di discussione al
termine del dottorato.
Da qui la necessità da parte mia di andare a rivedere un’opera capitale di
questo studioso, La barriera del naturalismo pubblicata da Mursia nel 1964
(ho di proposito seguito l’ultimo corso di Barilli a Bologna prima del suo
pensionamento, nel 2007. Nella tesi mi servo di brani tratti da dichiarazioni
prese in quel contesto), a cui ho posto come pendant La rivoluzione
romantica di Rodolfo Bottacchiari del 1943, un testo conosciuto ma ancora
non affrontato con attenzione dalla critica, fondamentale per comprendere lo
stacco compiuto da Francesco Arcangeli nei confronti del suo maestro
Longhi. Queste due ‘bibbi
- Id prodotto:
-
55873
- Handle IRIS:
-
11562/337409
- depositato il:
-
1 marzo 2010
- ultima modifica:
-
28 ottobre 2022
- Citazione bibliografica:
-
Consulta la scheda completa presente nel
repository istituzionale della Ricerca di Ateneo