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BIZANTINISMI ED ALTRI ARCAISMI NELLA PITTURA RELIGIOSA DI JACOPO TINTORETTO  (2016)

Autori:
Ustyuzhaninova, Maria
Titolo:
BIZANTINISMI ED ALTRI ARCAISMI NELLA PITTURA RELIGIOSA DI JACOPO TINTORETTO
Anno:
2016
Tipologia prodotto:
Doctoral Thesis
Tipologia ANVUR:
Altro
Lingua:
Italiano
Parole chiave:
Jacopo Tintoretto, Venezia, Cinquecento, arcaismo, anacronismo, bizantinismo, pittura religiosa, iconografia, discesa agli inferi, visione, Concilio di Trento, Riforma Cattolica, purgatorio, preghiera per i morti, mosaico, Basilica di San Marco, San Pietro di Castello, Madonna dell'Umiltà, apocalisse, Donna apocalittica, san Marco, san Luca
Abstract (italiano):
Nella storia dell’arte Jacopo Tintoretto è spesso rappresentato come un artista innovatore, importatore del canone tosco-romano nell’arte veneziana del Cinquecento. La presente tesi capovolge l’immagine canonica di Jacopo Robusti, restituendogli il legame con la tradizione arcaica di Venezia. Vista la mancanza, nella città lagunare, dell’eredità classica, abbondantemente compensata dai manufatti della maniera greca, sia trasportati da Bisanzio che prodotti in loco, il lavoro si concentra sul rapporto della produzione tintorettiana con l’arte bizantina, lasciando spazio anche ad altri elementi retrospettivi nella sua pittura religiosa, che rientrano nella categoria degli arcaismi. Prendendo in considerazione la relativa marginalità del problema dei bizantinismi ed arcaismi di Tintoretto, si mira innanzitutto a ricostruire la storiografia di tali elementi nei suoi dipinti. L’indagine storiografica rileva due linee interpretative riguardo agli elementi retrospettivi negli studi tintorettiani. La prima tende a scoprire delle imitazioni stilistiche nell’arte del Robusti, che però non trovano quasi mai un’argomentazione storico-artistica che la legittimi; la seconda, che ci sembra invece produttiva, vede nei bizantinismi e arcaismi tintorettiani delle allusioni al tipo iconografico. La necessità degli artisti e dei committenti di ricorrere all’arte del sacro passato si giustifica attraverso le specifiche esigenze dettate dall’età tridentina e post-tridentina. La seconda parte del primo capitolo raccoglie le testimonianze cinquecentesche che definiscono lo status dei manufatti bizantini nella Venezia dell’epoca. La ricezione cinquecentesca rivela un atteggiamento negativo verso lo stile bizantino, contrastato però dallo status cultuale dei manufatti stessi. Inoltre, l’arte bizantina a Venezia, anche se definita come della maniera greca, viene tuttavia spesso contaminata con l’arte gotica medievale, e ciò rende la categoria degli elementi bizantini dinamica, definibile in termini cronologici più che stilistici. Il riferimento ad un manufatto bizantino all’interno di un nuovo dipinto va quindi interpretato come allusione al sacro passato, collegato alla storia mitica dell’origine dello Stato Veneto. Nel secondo capitolo si esplora il “pattern” che crea la relazione con l’arte del passato all’interno di un dipinto narrativo di Tintoretto. La Discesa al Limbo di San Cassiano costruisce un legame con il passato mitico veneziano presentando dei paralleli iconografici diretti con l'omonimo mosaico marciano e con l'icona bizantina quattro- o cinquecentesca di ugual soggetto. Il moderno dipinto di Tintoretto non solo si appropria del loro valore cultuale e ideologico (l’autoidentificazione di Venezia era in gran parte costruita sull’appropriazione dell’eredità bizantina), ma coglie anche l’occasione per adempiere le nuove richieste poste dalla Riforma Cattolica. La Discesa al Limbo tintorettiana si rifà ai dipinti veneziani del culto in quanto ritenuti documenti visivi dell’ortodossia cattolica originaria, e ciò al fine di ripristinare il valore dogmatico del purgatorio e della preghiera per i morti, duramente messo sotto accusa dai protestanti. Sullo sfondo di complesse composizioni dinamiche, tipiche della sua maniera, Tintoretto elabora costruzioni figurative intenzionalmente semplificate, che sembrano portatrici di un ii significato particolare. La Madonna con il Bambino adorata dai ss. Marco e Luca costituisce un buon esempio di tale estrema semplificazione formale: la Madonna appare sotto forma di visione celeste, priva della dimensione terrestre. Il paragone con le immagini medievali della Madonna dell’Umiltà che, in seguito al nuovo culto, erano state riproposte nel Cinquecento non più in versione “terrena” bensì elevate verso il cielo, fa della Madonna di Tintoretto una nuova icona mimetica pos
Id prodotto:
90637
Handle IRIS:
11562/935559
ultima modifica:
4 novembre 2022
Citazione bibliografica:
Ustyuzhaninova, Maria, BIZANTINISMI ED ALTRI ARCAISMI NELLA PITTURA RELIGIOSA DI JACOPO TINTORETTO

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